ABSTRACT[1] 

TRACCE D’ESILIO. IL C.R.P. DI LATERINA 1948-1963
Tra esuli istriano - giuliano - dalmati rimpatriati e profuganze d’Africa

Il presente lavoro ha l’obiettivo di contribuire al dibattito sulla storia dei profughi riversatisi in Italia nel periodo che va dal secondo dopoguerra fino alle soglie degli anni ‘70 a partire dal Campo Raccolta Profughi di Laterina (AR), che esemplifica efficacemente quanto accadde in simili contesti anche nel resto del Paese.

Il CRP di Laterina fu dapprima adibito alla reclusione dei prigionieri di guerra durante il secondo conflitto mondiale, per poi passare ad ospitare flussi consistenti di esuli giuliano-dalmati e di rimpatriati provenienti dalle ex colonie italiane, dalla Romania e dalla Tunisia. Esperienze dunque molto diverse, che il gelido linguaggio burocratico iscrisse genericamente alla categoria di “profughi”, ma che furono accomunate dalle drammatiche vicissitudini di accoglienza nei Campi e dal difficile tentativo di reinserimento nella società, nel periodo particolarmente complicato della ricostruzione post-bellica e delle controversie nell’opinione pubblica tra condanna e rimozione del periodo fascista, di cui spesso i profughi sono stati le vittime predestinate.

Nella Prima Parte, attraverso la raccolta e il confronto delle fonti archivistiche, bibliografiche e orali attualmente disponibili, si ricostruisce la complessa realtà del CRP di Laterina, dalla nuova destinazione al suo progressivo trasformarsi in un <<quasi paese>>, dal variare costante delle presenze, in relazione agli avvenimenti internazionali, alle lunghe permanenze, dalle precarie condizioni economiche agli interventi, non sempre risolutivi, delle diverse forme di assistenza.

La Seconda Parte contiene un approfondimento, frutto di una ricerca archivistico- bibliografica e  di un’indagine basata su interviste inedite, riguardo ai profughi della Libia transitati a Laterina, insieme alla presentazione di alcuni esempi, opportunamente documentati, di reinserimento lavorativo rivelatosi poi fallimentare. A tale proposito, sono stati studiati anche dei casi di persone ospitate in altri Campi, le cui vicende si ricollegano al quadro complessivo illustrato nel testo, ed è stato svolto un breve excursus sulla comunità ebraico-libica e sugli eventi che ne hanno decretato l’epilogo.

[1] G.PESCA-S.DOMENICI-G.RUGGIERO, Tracce d’Esilio. Il CRP di Laterina, 1948-1963, Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”, Edizioni NuovaPrhomos, Città di Castello, 2021.

 

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ABSTRACT
TRACES OF EXILE. THE LATERINA
REFUGEE CAMP 1948-1963
Among Istrian - Julian - Dalmatian repatriate exiles and refugees from Africa

This work is a contribution to the debate over the history of the refugees who poured into Italy in the period from the second post-war up to the beginning of the 1970s starting from the Laterina Refugee Camp near Arezzo in Tuscany (AR), and at the same time it effectively exemplifies similar facts also happening in other areas  of the country.

The Laterina camp was first used for the confinement of prisoners of war during the Second World War, and then reconverted into a refugee camp for hosting substantial flows of Julian-Dalmatian exiles and returnees from the former Italian colonies, from Romania and from Tunisia.

They therefore represented very different experiences, which the cold bureaucratic language generically registered under the category of "refugees", bonded by the dramatic vicissitudes of reception in the camps and the difficult attempt to reintegrate into society. The particularly complicated period of post-war reconstruction and the controversy in the public opinion between condemnation and repression of the fascist period often made refugees  the predestined victims of a devastating condition.

The first part of this work reconstructs the complex reality of the Laterina CRP through a comparative analysis of the archival, bibliographic and oral sources currently available, pointing out its main aspects and giving evidence of the new destination of the camp as well as of its progressive transformation into a << quasi-village >>. The work also gives insights into the continuous changing of the refugee population inside the camp in relation to international events and describes the refugees’ long stays, their precarious economic conditions and the not always effective intervention  of the various forms of assistance.

The second part of the work contains an in-depth study based on both archival and bibliographic research, as well as on original interviews of refugees from Libya who were hosted in Laterina, together with the presentation of some duly documented examples of reintegration into work activities which later proved to be unsuccessful. For this purpose, cases of people housed in other camps were also studied whose experiences are linked to the overall picture illustrated in this paper, and a brief excursus was made into the Jewish-Libyan community and the events leading to their  epilogue.

[1]G.PESCA-S.DOMENICI-G.RUGGIERO, Tracce d’Esilio. Il CRP di Laterina, 1948-1963, Biblioteca del Centro Studi “Mario Pancrazi”, Edizioni NuovaPrhomos, Città di Castello, 2021.

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